Parliamo di videogiochi anni Settanta e in particolare di un mito planetario, un vero precursore del settore: “Space Invaders”.
Il gioco, ispirato da uno dei primi giochi elettromeccanici prodotti in giappone dalla Taito, fu ideato e distribuito come coin-op proprio dalla Taito nel 1978 e commercializzato in Italia poco dopo dalla Sidam – azienda di Torino – con il nome “Invasion” .
Visto l’incredibile successo, venne successivamente convertito per la maggior parte dei computer e console disponibili sul mercato, uscendo cosi dai bar e dalle sale giochi per entrare nelle nostre case.
Il gioco consiste nel cercare di colpire degli alieni che progressivamente, e in formazione, scendono dall’alto con ritmo sempre più incalzante.
È riconosciuto da tutti come uno dei videogiochi più influenti della sua generazione: si parla di un fatturato raccolto in pochi anni di 500 milioni di dollari dell’epoca e la sua pubblicazione decretò di fatto l’inizio di un periodo di grande fortuna del settore, definito in seguito come l’età dell’oro dei videogiochi arcade.
Nella foto l’ultima versione per sala giochi. Il giocatore, seduto nella sua postazione di gioco, utilizza dei cannoni per sparare agli alieni che appaiono su un grande schermo posto di fronte: cambia la prospettiva di gioco (originariamente si sparava dal basso rimanendo sullo stesso piano di gioco) ma rimane inalterato il suo sapore romantico.
In commercio esistono ancora oggi diverse versioni giocabili, anche per smartphone.