Piazzale Cadorna, vicino alla fermata della linea verde MM2. Niente cellulari all’epoca. Ci si dava appuntamento di volta in volta oppure ci si chiamava con il telefono (a disco). Eppure ero sempre puntuale, mai saltato un appuntamento.
Scopo dell’incontro era lo scambio dei floppy disk di giochi e di programmi per Commodore 64. Un passaggio veloce come se stessimo trafficando con chissà cosa. Mese dopo mese, ogni settimana, un rito ormai consolidato da parecchio tempo, fino al giorno in cui…
Maggio 1988, non ricordo da quanto tempo conoscevo la Newel, o meglio, non ci ero mai stato ma conoscevo un ragazzo che ci lavorava e questo mi bastava. Qualche mese prima mi feci portare da lui un digitalizzatore video per Commodore 64 in quanto avevo in mente un semplice progetto: trasportare alcuni librogame dell’epoca (opera narrativa che invece di essere letta linearmente dall’inizio alla fine, permette di partecipare attivamente alla storia, decidendo tra alcune possibili alternative narrative saltando da un paragrafo all’altro) sul Commodore 128. Una cosa molto semplice ma per un primo prototipo mi serviva appunto un librogame, un digitalizzatore video e sviluppare un programma in Basic per far funzionare il tutto. Iniziai con le prime pagine ma scrissi subito all’allora rivista “CCC, Commodore Computer Club” inviando copia di ciò che fino a quel momento avevo realizzato. Era un tentativo, chissà. Forse mi avrebbero preso oppure non avrebbero nemmeno provato il mio programma. Lo cestinai subito e non ci pensai più. Ma dopo una decina di giorni mi chiamarono al telefono fissandomi un appuntamento: erano incuriositi e volevano saperne di più del mio progetto. Inutile dirlo, ero estasiato, non vedevo l’ora di andare all’incontro fissato dopo pochi giorni.
Mi presentai puntualissimo in redazione dove mi chiesero due cose veloci sul mio progetto e mi fecero accomodare in una stanza dove avrei dovuto aspettare un’altra persona. Il responsabile, pensai io. Nella stanza c’era seduto un ragazzo, praticamente coetaneo, che inveiva contro una tastiera di un Commodore 64. “Eppure deve funzionare!” parafrasando anche qualche ingiuria, se la prendeva con il computer. Provava e riprovava una routine in linguaggio macchina che andava a richiamare da qualche riga scritta in Basic. Mi avvicinai lentamente e timidamente, quel tanto che bastò per poter leggere il listato. Vidi un errore madornale quanto stupido, uno di quegli errori che sai che non devi commettere. Quel ragazzo era così preso dalla programmazione che non se ne era accorto. Presi coraggio, feci un respiro e gli feci notare che stava utilizzando due volte la stessa variabile. Nemmeno si girò, lesse velocemente il suo listato, modificò la stringa e dette il comando “RUN”. Funzionò.
Prima che potesse girarsi per vedere chi fossi, probabilmente per potermi ringraziare, sentii una mano battermi sulla spalla: “Vuoi lavorare con noi?” mi chiese la persona che, immagino, dovevo ancora incontrare e che stavo aspettando. Avrei voluto saltare di gioia: “Caspita, mi vogliono in redazione”. Trattenere l’euforia fu davvero difficile ma il mio self control in quel momento era di grande aiuto. Dissi “Si, volentieri” facendo una pausa, una pausa per me lunghissima che non finiva mai sapendo di dover aggiungere una frase che in quel momento non avrei mai voluto pronunciare “ma a fine aprile parto per il militare”.
Un anno dopo sono di nuovo in Piazzale Cadorna per dei nuovi floppy. Ma quel giorno non sarebbe più stato lo stesso. Era il giorno in cui quel ragazzo che incontravo mi disse che in Newel stavano cercando del personale e, se avessi voluto, mi sarei potuto presentare per un colloquio.
Dal Dicembre 1989 ero in forza presso la Nuova Newel per vederla trasformarsi in Newel Srl, sempre nel mitico negozio di via Mac Mahon 75. Ma a tutt’oggi continuo a chiedermi “e se non avessi dovuto fare il militare?”.
Flavio
Nella foto il Video digitizer per Commodore 64 della Print Technik International di Vienna (https://collection.onceuponabyte.org/)